“Parteciperemo domani alla protesta contro il DDL Sicurezza e saremo in Piazza Vidoni, nei pressi del Senato, a partire dalle 16,30, assieme alla Rete dei Numeri Pari e alle altre associazioni che hanno aderito alla protesta promossa da CGIL e UIL. Altrettanto faremo per tutte le iniziative e le manifestazioni che si terranno nelle prossime settimane”. Così la segretaria nazionale dell’Unione Inquilini, Silvia Paoluzzi.
L’Unione Inquilini è coerente con la propria iniziativa contro il DDL Sicurezza che risponde con la criminalizzazione al disagio sociale e intende reprimere le forme del dissenso e della solidarietà.
Abbiamo aperto questo conflitto contro questa logica autoritaria per primi, già dallo scorso anno, allorché fu incardinata nel dibattito parlamentare la pdl Bisa che poi è confluita in quello che oggi è l’articolo 10 del DDL Sicurezza, lanciando una petizione nazionale che ha raccolto l’adesione di tante personalità della cultura, del volontariato e del mondo giuridico democratico, anche quando molti ancora non si erano resi conto della deriva cui si stava andando, anche quando parti dell’opposizione parlamentare e del mondo sindacale e associativo stentavano a cogliere la gravità di quanto si stava mettendo in campo, subalterni a una ossessiva e becera offensiva mediatica.
Abbiamo subito messo in luce che il titolo dell’articolo 10 “Contrasto dell’occupazione di immobili destinati a domicilio altrui” era un paravento, una arma di “distrazione di massa” dal vero obiettivo. Il testo dell’articolo, infatti, intende colpire qualsiasi forma di occupazione o detenzione senza titolo, compresi immobili vuoti, abbandonati, lasciati al degrado, sia pubblici che privati, aprendo le maglie del codice penale a colpire come criminali gli sfrattati , compresi i morosi incolpevoli, che non trovano alternative sul mercato privato. Così vengono criminalizzati i poveri mentre vengono assolti le istituzioni che non garantiscono quanto trattati internazionali, leggi dello Stato e normative regionali prevedono. Per esempio, impedendo a 650 mila famiglie, con il diritto certificato dai comuni, di poter avere un alloggio a canone sociale, oppure buttando per strada anziani, malati o dividendo famiglie, cosa che viola i trattati e non rispetta, quindi i diritti umani.
Una criminalizzazione che si estende ai sindacati e alle associazioni che portano solidarietà e si battono per la tutela dei diritti e per il passaggio da casa a casa, aprendo in Italia la questione della “difesa dei diritti umani nei confronti dei difensori dei diritti umani”.
Una repressione che si estende per impedire le forme di protesta civile e pacifica non solo per il diritto all’abitare ma anche per la difesa dell’ambiente, per il contrasto delle cosiddette “grandi opere”, per le lotte sindacali in difesa dei posti di lavoro, che colpisce migranti, carcerati che protestano contro il sovraffollamento, e tanto altro ancora.
Siamo contenti che finalmente, questa consapevolezza sembra farsi strada e coinvolgere un fronte politico, sindacale, sociale ampio e articolato.
Impedire che l’Italia scivoli verso il modello alla “Orban” è ancora possibile!