Presentato oggi a Firenze il “decalogo” delle buone pratiche da assumere come obiettivi di fondo per una nuova politica dell’abitare a Firenze e nell’area metropolitana, sulla linea di quanto già fatto per L’Alleanza per l’Abitare nella Regione Toscana”.
10 punti di svolta che si fondano sul rilancio dell’intervento e del ruolo pubblico: risanamento dei comparti pubblici, l’efficientamento energetico dei complessi ERP, autogestione e la partecipazione degli assegnatari; creazione di un tavolo permanente sul disagio abitativo che gradui gli sfratti e consenta il passaggio da casa a casa; studentati pubblici per gli universitari fuori sede; mantenimento degli stanziamenti comunali per il fondo sociale affitti; una patto per l’affitto sostenibile per l’uso della leva fiscale ai fini di consentire una moderazione dei canoni; limitare gli affitti turistici che stanno uccidendo l’affitto regolare; istituire una banca dati rispetto al patrimonio pubblico inutilizzato e gli appartamenti sfitti, “appurando le strutture e le aree pubbliche dismesse (ad es. Enti, Aziende e Istituzioni Pubbliche), utilizzabili per fini residenziali.”
Questi alcuni dei punti del documento, che pubblicheremo integralmente.
“Oggi” – conclude Piero Pierri, segretario cittadino e regionale dell’Unione Inquilini – “abbiamo messo un altro tassello nella costruzione di una alleanza per l’abitare che intende porsi come interlocutore della prossima amministrazione comunale, una alleanza in cui i soggetti rimangono autonomi ma si connettono in una piattaforma condivisa per darle una maggiore forza di impatto. Sono intervenute alla conferenza stampa tutte le principali testate giornalistiche e televisive. Ci è stato chiesto, come trovare le risorse per questa nuova politica pubblica per l’abitare. La risposta credo stia nella volontà politica. Già è stato dimostrato, in questa fase finale del consiglio, che allorché si è voluto, si sono trovate le risorse per istituire un fondo comunale per il contributo affitto (quello che la destra antisociale al governo nazionale ha azzerato). Penso che si potrebbero individuare anche nuove forme di finanziamento. Faccio solo un esempio: perché non impiegare una quota parte delle tasse turistiche di soggiorno che, pesano sulla residenzialità della città e che potrebbero essere utilizzate come risorsa per la svolta pubblica che chiediamo?”
Di seguito il testo integrale del documento presentato:
Le dieci proposte:
Istituzione Osservatorio Territoriale sulle Politiche Abitative: tavolo permanente per monitorare il mercato delle locazioni e indirizzare le scelte sulle politiche abitative nell’area metropolitana. Con la presenza dei sindacati e dell’Organizzazioni del terzo settore.
Patto per l’affitto sostenibile: promuovere e sostenere un nuovo patto sociale tra i proprietari e conduttori, sindacati e associazioni, con l’intervento dell’amministrazione, attraverso incentivi e leva fiscale.
Agenzia sociale per la casa: istituire un organismo a gestione pubblica, finalizzata all’accesso alla locazione, alla garanzia della legalità e della sicurezza, attivando soluzioni di supporto ad inquilini e proprietari, per assicurare rapporti di locazione trasparenti, garantiti, sostenibili.
Commissioni per il ‘Disagio abitativo’: tavolo permanente per governare il fenomeno delle esecuzioni con forza pubblica, prevenire e graduare sfratti per garantire il passaggio da casa a casa.
Contributo all’affitto: mantenere le risorse comunali per affrontare l’emergenza abitativa per chi sostiene canoni di locazione molto alti e scongiurare le morosità.
Edilizia pubblica: mantenere uno stretto controllo pubblico sulla qualità costruttiva e manutentiva, efficientamento energetico, sicurezza dei quartieri, rispetto delle regole. Incentivare il ruolo dell’Autogestioni degli alloggi erp, per un sostegno attivo e concreto all’integrazione, partecipazione democratica alla gestione della cosa pubblica.
Studentati pubblici: investire concretamente nel diritto allo studio, prevedendo la realizzazione e la gestione di studentati, disincentivando la costruzione di nuovi studentati privati.
Social housing: investimenti in un social housing dove i canoni di locazione vengono definiti tra la proprietà e i sindacati inquilini Prevedere modelli abitativi sperimentali di social housing, di abitare condiviso e collaborativo in tutte le sue espressioni, per far fronte alle nuove fragilità della società civile.
Affitti turistici: porre un freno al dilagare degli affitti brevi e della ricettività extralberghiera nello spazio residenziale che si è in parte concretizzata nel blocco dell’area Unesco, in attesa delle decisioni dell’autorità giudiziaria sui ricorsi arrivati, ma che in realtà andrebbe esteso nelle altre zone a maggior tensione abitativa oltre l’area Unesco.
Creazione di una banca dati: una banca dati che raccolga l’entità degli immobili pubblici dismessi, verifichi il numero degli appartamenti privati sfitti, fotografando l’esistente e appurando le strutture e le aree pubbliche dismesse (ad es. Enti, Aziende e Istituzioni Pubbliche), utilizzabili per fini residenziali. Sarebbe anche importante un ragionamento con gli Istituti di credito, che sono proprietari di innumerevoli alloggi sfitti, oggetto di esecuzioni immobiliari.