martedì, Dicembre 3, 2024
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Napoli 25 maggio manifestazione nazionale “la Via Maestra”

“La Via Maestra – Insieme per la Costituzione” è un aggregato di quasi duecento associazioni, tra le quali la CGIL, Libera, la Rete dei Numeri Pari, Sbilanciamoci, l’Unione Inquilini, giuristi democratici, associazioni del volontariato, realtà territoriali. Nell’autonomia di ciascuno, si cammina tutti assieme, perché nessuno (neanche le “grandi” organizzazioni) da solo ce la fa a rompere il muro: quello materiale frapposto dalle politiche antisociali del governo delle destre; quello dell’informazione a cui si vuole mettere il bavaglio per renderla serva del regime; quello culturale dell’indifferenza e del senso di impotenza che crea guasti ancora maggiori perché entra dentro le coscienze delle persone.

Il 25 maggio siamo a una nuova tappa di questo percorso comune, le tematiche al centro sono sempre quelle della piattaforma generale della Via Maestra, a partire dalla “questione delle questioni”: la pace.

E’ evidente, però, che al centro della manifestazione di Napoli ci saranno questioni che riguardano da vicino il futuro del Paese e la sua tenuta democratica e sociale: il rifiuto dei progetti del governo delle destre che riguardano la cosiddetta “autonomia differenziata” e quella della forma di governo, il cosiddetto “premierato” e, infine, quella che eufemisticamente chiamano la “riforma della giustizia” e che invece andrebbe chiamata con il suo nome: asservimento del potere giudiziario a quello politico.

Guardiamola con la lente della storia antica e recente dei poteri che hanno tramato per minare e stravolgere la Costituzione Repubblicana nata dalla Resistenza: è la realizzazione finale del progetto della P2, il “sovversivismo” delle classi dirigenti che non hanno mai sopportato la democrazia repubblicana, nella forma che essa ha assunto grazie alla spinta rivoluzionaria della Resistenza.

Democrazia ancora imperfetta e soprattutto incompiuta ma di cui ci si vuole comunque sbarazzare per approdare in un’altra fase, quella “né fascista, né antifascista”, cioè di una “democrazia autoritaria” che non ha niente a che vedere con la Costituzione Repubblicana.

C’entra tutto questo con il diritto all’abitare e con il popolo dei precari della casa?

C’entra e come!

C’entra sul bivio decisivo tra pace e guerra e tra disarmo o corsa al riarmo. L’economia di guerra non solo mette a rischio il futuro della sopravvivenza di ciascuna e ciascuno di noi. Nel presente, in ogni caso, cancella ogni speranza di poter trovare risorse per la sanità, l’istruzione, la casa e così via.

Sulla casa lo abbiamo già visto: il primo atto dell’economia di guerra di questo governo è stato cancellare il contributo affitto e quello per la morosità incolpevole e gettare, così, benzina sull’incendio già divampante degli sfratti.

Dato che economia di guerra richiama subito legislazione di guerra, arriva il “decreto sicurezza” in cui il bersaglio finto è colui che occupa una casa abitata da altri (finto, perché già oggi si può intervenire in maniera celere nei pochi casi in cui ciò avviene), ma il bersaglio vero è chi occupa per necessità un immobile vuoto e lasciato al degrado e apre la strada per fare altrettanto con chi è sfrattato per morosità incolpevole. Si infliggono pene di 7 anni di carcere per chi resiste, meno che per i padroni responsabili degli omicidi sul lavoro perché lasciano gli operai senza sistemi di sicurezza (posto che qualcuno di essi vada mai in carcere).

Insomma, “La Via Maestra” è quella dell’articolo 3 della Costituzione sulla Repubblica che rimuove gli ostacoli di ordine economico e sociale che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini e l’art.  42 della Costituzione sulla funzione sociale della proprietà.

Pensiamo che sia arrivato il momento che anche il diritto all’abitare diventi al più presto una tappa nazionale di questo nuovo percorso.

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