Unione Inquilini aderisce ai quattro referendum promossi dalla Cgil perché crede che un lavoro e una casa stabili e sicuri siano fondamentali per la tenuta della democrazia del nostro Paese. La connessione tra il diritto alla casa e il lavoro è stretta: “Perdi la casa perdi il lavoro” non è uno slogan, ma una dura realtà per tantissime persone.
I dati Istat sulla povertà del 2023 ci restituiscono il Paese reale, quello ignorato dal governo, quello ormai estromesso dall’agenda politica, che conta 6 milioni di persone in povertà assoluta.
In Italia, sempre secondo Istat, nel 2022 sono 983.000 le famiglie in affitto in povertà assoluta, erano 889.000 l’anno precedente, un aumento esponenziale prodotto dalle politiche liberiste di Governo, Regioni e Comuni.
In Italia il tessuto sociale rischia di strapparsi, lacerato da scelte politiche atte a cancellare le persone che vivono in povertà.
Sono 4 milioni i lavoratori poveri, ma costretti a pagare affitti e mutui insostenibili come dimostrano i dati su sfratti ed espropri per mancato pagamento di mutui, dovuti anche a licenziamenti e cassa integrazione.
In Italia, è a rischio povertà l’8,3 per cento delle famiglie a intensità lavorativa alta. Un dato che ci pone molti interrogativi di fronte alla propaganda del governo che celebra dati sull’incremento dell’occupazione in un mondo del lavoro sempre più povero e precario. Forse perché si lavora di più ma si guadagna sempre meno?
Sono passati dieci anni dall’abrogazione dell’articolo 18, una generazione è cresciuta nel pieno sfruttamento, non solo lavorativo. I contratti a termine e senza tutele sono divenuti una prassi che impedisce di poter pianificare un progetto di vita, imponendo di rincorrere una sopravvivenza sempre più difficile nel presente. Si toglie in questo modo la speranza di futuro.
Ripristinare l’articolo 18, eliminare le varie forme della precarietà del lavoro a termine, impedire la deregolazione dei subappalti che riducono la sicurezza e creano le condizioni degli omicidi sul lavoro, non solo vuol dire ridare dignità ai lavoratori, vuol dire restituire la speranza ai giovani di poter progettare la propria vita.
Il libero mercato, come il Job Act, ha provocato sfratti e aumenti insostenibili degli affitti; la carenza di case popolari impedisce a centinaia di migliaia di nuclei aventi diritto ad ottenere una casa popolare; la rincorsa speculativa degli affitti brevi provoca ulteriore espulsione della residenza dai centri storici e ormai anche nelle zone semiperiferiche delle città e nelle località turistiche.
I referendum sul lavoro, quindi, riguardano molto da vicino anche i senza casa e i precari della casa.
Per tali ragioni sosterremo i referendum, impegnando le nostre strutture nella raccolta delle firme e in una grande campagna di massa, di confronto e sensibilizzazione sui guasti prodotti dalle politiche neoliberiste nel mondo del lavoro e nelle città.