Eravamo in tanti, più di cento, a Piazza Portello, cuore popolare storico di Padova di tante lotte per il diritto ad abitare, per rilanciare unitariamente la sfida delle decine di vertenze aperte nei quartieri ATER, degli studenti, contro gli sfratti e le discriminazioni dei migranti.
Perché la crisi abitativa svelata dalla pandemia, aggravata dalla guerra e che si sta incancrenendo a causa dell’industria turistica che toglie case ai residenti, ha la testa più dura della propaganda.
Chi la soffre chiede e lotta per soluzioni adesso, non vuole e non può avere la pazienza di attendere che la soluzione arrivi dalle altrui conferenze stampa.
Decine di interventi di persone vere, che lottano con i Comitati inquiline/i ATER, Unione Inquilini, Sportello Sociale Catai, Sportello Sociale di via Bajardi, ADL Cobas, Quadrato Meticcio, Collettivo Spina, CSO Pedro, Palestro 30 e lode, delegati CGIL. Insieme, perché a Padova (e non solo) c’è un problema grande come una Casa che, insieme, e con tutti i mezzi necessari, vogliono risolvere.
Un problema risultato delle politiche neoliberiste: salari e pensioni letteralmente da fame mentre gli affitti, i mutui e le spese dei servizi sono esplosi senza alcun controllo né aiuto.
Sul banco degli imputati l’ATER di Padova accusato di essere LIQUID-ATER, l’ente liquidatore delle case popolari, con spese insostenibili, 1414 alloggi sfitti e 500 in vendita iscritti a bilancio. O anche RITARD-ATER, per gli intollerabili ritardi nel rispondere e agire: tra tutti spicca il Quartiere Palestro-Caduti della Resistenza, svuotato ad ottobre 2022 per aprire un cantiere di cui non si vede nemmeno il cartello.
Ma anche la Regione Veneto e l’ESU che, per rispondere alla crescita della domanda degli studenti fuori sede senza che l’Università intervenga sul serio, lasciano via libera ai privati nella gestione degli studentati, in particolare con i soldi regalati dal PNRR.
Senza dimenticare il Comune di Padova, che continua ad affrontare l’emergenza sfratti con stanze precarie, spesso divisive delle famiglie e in violazione dei diritti umani ratificati dal nostro Paese, per i quali lo stesso Alto Commissario ONU sui diritti è intervenuto più volte chiedendo invece la sospensione delle esecuzioni e l’assegnazione di una abitazione alternativa adeguata.
Su tutti, ma senza oscurare gli altri responsabili, spicca il governo Meloni che, tolta la maschera elettorale, sta mostrando cos’è la destra sociale: taglio dei contributi agli affitti, nessun piano di edilizia residenziale pubblica, nessuna regolazione né calmierazione delle locazioni, anzi, cedolare secca per i multiproprietari, tanti soldi del PNRR regalati ai privati degli Student hotel, e un progetto di legge in arrivo per criminalizzare chi occupa per necessità (non tanto la criminalità organizzata che già si potrebbe sanzionare), ma persino chi ha lo sfratto in corso.
Interventi di denuncia e proposte concrete delle molteplici resistenze degli abitanti della città: sfratti zero davvero, assegnando subito anche ad altri che hanno bisogno gli alloggi ATER e comunali vuoti, anche in autorecupero, controllare e abbassare le spese dei servizi condominali, regolazione comunale degli affitti di corta durata …
Resistenze che rilanciano l’indispensabile unità con altre organizzazioni sociali e sindacali, in città, a livello regionale e nazionale, per soluzioni per l’emergenza e strutturali: stop agli sfratti senza passaggio da casa a casa, un programma di almeno 500.000 case popolari, regolazione e calmierazione degli affitti, cominciando da quelli di breve durata.